Seleziona Pagina

Da Perugia al Nord America: i Fast Animals and Slow Kids

Il loro nuovo album, “Forse non è la felicità”, lo conferma: i Fast Animals and Slow Kids non hanno smarrito la strada, anzi. E ora sono tornati in tour Chi li ha visti dal vivo sa bene che non possono essere presentati semplicemente come “i perugini Fast Animals and Slow Kids”: suona male, al contrario […]
Da Perugia al Nord America: i Fast Animals and Slow Kids

Chi li ha visti dal vivo sa bene che non possono essere presentati semplicemente come “i perugini Fast Animals and Slow Kids”: suona male, al contrario loro. No, con loro bisogna dire che sono i Fast Animals and Slow Kids e-vengono-da-Perugia. Sembra esserci la necessità di un rituale, nel ripetere queste parole concerto dopo concerto, una rivendicazione di appartenenza a un luogo ideale che urla la sua rabbia e le sue insicurezze attraverso un amplificatore.

Questo luogo ideale, per i FASK, è ancora una volta la provincia. Nel loro nuovo lavoro in studio, Forse non è la felicità   (pubblicato lo scorso 3 Febbraio per Woodworm e Audioglobe ), la band si muove idealmente tra la provincia italiana e i grandi paesaggi montuosi del Nord America, regalandoci un viaggio di 47 minuti di testi  e riff dai toni epici, col consueto furore a cui ci hanno abituati. La scelta di non venire inglobati (non solo metaforicamente) dalle grandi metropoli e dai maggiori circuiti artistici per conservare coerenza ed indipendenza si è rivelata di nuovo essenziale.

Hanno fatto molta strada dal 2008, rimanendo quasi ininterrottamente in tour negli ultimi quattro anni. E oggi, a tre anni di distanza dall’ultimo album Alaska, tornano sul palco con queste 11 nuove canzoni per far saltare i club di tutta Italia.

Preceduto dai singoli Annabelle  e dal brano omonimo, Forse non è la felicità è un album perfettamente in linea coi lavori precedenti e che conferma i FASK tra i migliori esponenti della scena alt-rock nostrana. Alcune recensioni di Alaska li indicavano come la speranza e il futuro del rock indipendente italiano, ma già dai tempi di Hybris (2013) era evidente in loro quella che potremmo chiamare una spiccata attitudine all’epicità, con un sound potente ma non privo di una certa compostezza, che procede tra sferzate punk e attimi di riflessione condotto per mano dalla voce di Aimone Romizi, attualmente una delle più notevoli del panorama musicale italiano.

Forse non è la felicità riprende tutti questi elementi e li combina con una maggiore consapevolezza. Lo stile definitosi con Hybris e consolidatosi in Alaska trova arrangiamenti che, è facile prevedere, daranno il meglio di sé nella dimensione live. Pezzi come Capire un errore, Montana, Giorni di gloria e la stessa titletrack sono destinati ad entrare nel cuore dei fans non appena avranno l’occasione di essere suonati su un palco ed far parte così del grande viaggio dei FASK.

 

Photo Credit: Zoe Ferrara

Trovi le nostre news interessanti?

Resta sempre aggiornato sulle nostre nuove notizie. Seguici sui tuoi social preferiti


Sull'autore

Giuseppe Vuolo

Laureato in Giurisprudenza, gli piace discutere e riflettere sulla vita, l’universo e tutto quanto. Appassionato da sempre di giornalismo, è convinto che “Il parlare scorretto non solo è cosa di per sé sconveniente ma fa male anche alle anime“. Musica, sport, web, comunicazione, satira, cinema, letteratura sono solo alcuni dei tanti interessi di cui parla nei suoi sproloqui.

Pin It on Pinterest

Shares