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A casa tutto bene: domande, risposte e paure di Brunori Sas

Abbiamo tutti bisogno di qualcuno o qualcosa che ci sbatta in faccia la verità quando serve e che ci ridia coraggio quando abbiamo paura, che sia un amico o anche solo una canzone. Nel nuovo album del cantautore 12 semplici canzoni contro la paura. Dario Brunori, in arte Brunori Sas, torna in scena con un […]
A casa tutto bene: domande, risposte e paure di Brunori Sas

Dario Brunori, in arte Brunori Sas, torna in scena con un nuovo album di inediti. A tre anni dall’ultimo Il cammino di Santiago in taxi, il titolare della società in accomandita semplice più famosa della musica italiana torna in studio – allestito per l’occasione in un’antica masseria in provincia di Cosenza – e ne esce con 12 nuove canzoni, raccolte sotto il rassicurante titolo A casa tutto bene. Partendo proprio dalla casa, vera e propria cornice scenica del disco, il cantautore ha precisato che si riferisce non solo al luogo fisico in cui viviamo ma anche a tutto ciò che conosciamo meglio, un luogo della mente a cui ci affidiamo e che ci protegge ma che spesso ci tiene anche all’oscuro di quel che accade fuori, isolandoci nel mondo ovattato della nostra comfort zone.

 

E già questa doppia valenza può far intuire la novità di questo nuovo lavoro nella discografia del suo autore. Nonostante il titolo suggerisca una certa serenità, infatti, A casa tutto bene è in realtà un viaggio nella paura, anzi nelle paure, quelle personali e quelle collettive: la paura del diverso, del futuro, della fine, di rischiare, di soffrire, della morte e, a volte, anche della vita.

In questo momento della sua vita l’attenzione di Brunori si focalizza sull’uomo moderno perennemente in bilico tra il sopravvivere e il ripensare (al)la propria esistenza. La sua è una constatazione di quanto la vita ci ha resi individui stanchi, alienati, insensibili, disillusi, e la sua denuncia sociale – verso razzismo, populismo, mafia, qualunquismo, corruzione – è un intento solo secondario rispetto a quello di comunicare questa rassegnazione di donne e uomini giunti a una “disperazione calma, senza sgomento”, per citare Caproni. In tal senso, A casa tutto bene appare – letteralmente – come la risposta ideale al Come stai? che l’autore rivolgeva a sé stesso nell’omonima canzone di Vol. 1, il disco con cui esordì appena 8 anni fa: lì trovavamo una domanda oziosa e quasi di circostanza, qui una risposta di cortesia data col sorriso ma che nasconde un disincanto amaro e consapevole (“In fondo va tutto bene, mi basta solo non fare figli”).

Non a caso, in linea con questo continuo interrogarsi, Brunori stesso lo definisce “Un disco con poche risposte e tante domande”.

 

E le domande iniziano sin dal primo verso del brano di apertura, La verità [] (già lanciato a Dicembre come singolo) ma tra le loro pieghe troviamo uno dei principali spunti dell’album: abbiamo tutti bisogno di qualcuno o qualcosa che ci sbatta in faccia la verità quando serve, che sia un amico o anche solo una canzone. Con un testo dove ogni parola sembra urlata in un lungo sfogo, Brunori parla di desideri di evasione e realizzazione frustrati dalle necessità del quotidiano, dai dolorosi compromessi con i propri sogni e la propria personalità. È l’eterna storia di chi, per dirla con Longanesi, parte incendiario e muore pompiere (magari per amore, come suggerisce il videoclip ufficiale, realizzato da Giacomo Triglia).

La tracklist poi prosegue con un’ampia carrellata di inquietudini moderne, come una cupa passeggiata tra i vari populismi italici (L’uomo nero), tra osservazioni sul menefreghismo e la mancanza di coraggio (Don Abbondio), sulla società contemporanea e la sua indefinitezza, prendendo spunto dal pensiero di Bauman (La vita liquida) e sulla fauna del sabato sera e la fenomenologia della mattina seguente (Sabato bestiale). Risulta invece più legata al Brunori delle origini Un costume da torero, una riflessione in forma di filastrocca sul valore salvifico dell’arte (“Oggi salvo il mondo intero con un pugno di poesie”). Lo stesso tema, unito a un’autoironica rivendicazione di semplicità, fanno di Canzone contro la paura [] un piccolo manifesto della poetica brunoriana (“Ma non ti sembra un miracolo che in mezzo a questo dolore, in tutto questo rumore, a volte basta una canzone – anche una stupida canzone, solo una stupida canzone – a ricordarti chi sei?”).

Pubblicato con la sua Picicca Dischi e con la produzione artistica di Taketo Gohara, musicalmente A casa tutto bene si rivela un album molto più simile a quello di una band piuttosto che a quello del classico cantautore con dei musicisti accanto: una riuscita coralità che si sente non solo in un maggiore equilibrio tra testi e musiche rispetto ai precedenti lavori ma anche tra elettronica e suoni più tradizionali, tra fiati e sintetizzatori.

Tematicamente, invece, le canzoni scavano tutte in quella tristezza “che è difficile da toccare” o anche solo chiamare per nome. La loro forza è quella di inserirsi in un discorso coerente ed omogeneo, serio ma non per questo pesante, anzi con la tipica verve cui ci ha abituati l’artista cosentino.

Sarà forse per l’incombere dei 40 anni, che compirà a Settembre, ma con questo nuovo capitolo della sua carriera Brunori sembra voler tirare le somme lasciando scorrere le sue malinconie goccia dopo goccia, finché non diventano versi. Nel far questo, tuttavia, non perde di un grammo la capacità di dire cose serie e a volte tremende con quella leggerezza calviniana e quell’ironia che si confermano la sua cifra stilistica, unite ad un pizzico di irriducibile ottimismo.

Insomma, il quadro è molto meno cupo di quanto possa sembrare. Viene da pensare che, riprendendo il discorso iniziale, le “poche risposte” (ma a questo punto chiamiamole anche “certezze” o “consolazioni”) che il cantautore ci può offrire si sostanziano proprio in questo atteggiamento lucido e maturo, a volte scoraggiato ma per nulla sconfitto. La paura è parte di noi e, per “guarirne”, sembra dire Brunori, dobbiamo ricordare che “Il dolore serve, proprio come serve la felicità”.

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Sull'autore

Giuseppe Vuolo

Laureato in Giurisprudenza, gli piace discutere e riflettere sulla vita, l’universo e tutto quanto. Appassionato da sempre di giornalismo, è convinto che “Il parlare scorretto non solo è cosa di per sé sconveniente ma fa male anche alle anime“. Musica, sport, web, comunicazione, satira, cinema, letteratura sono solo alcuni dei tanti interessi di cui parla nei suoi sproloqui.

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