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Femminismo, Donald Trump e Justin Trudeau: questioni di leadership

da | 31 Gen 2017 | Attualità | 0 commenti

Facebook X Oggi ho l’aspetto di una a cui è passato un treno addosso. Indosso maglione, sciarpa, cappello e occhiali. Le uniche pudenda scoperte sono le guance e le mani. Tuttavia mi ritrovo a inveire contro i due soliti esemplari alfa che dalla macchina fischiano, suonano e mi urlano oscenità. Dalla macchina, ovviamente. Vis-a-vis si […]

Oggi ho l’aspetto di una a cui è passato un treno addosso. Indosso maglione, sciarpa, cappello e occhiali. Le uniche pudenda scoperte sono le guance e le mani. Tuttavia mi ritrovo a inveire contro i due soliti esemplari alfa che dalla macchina fischiano, suonano e mi urlano oscenità. Dalla macchina, ovviamente. Vis-a-vis si comporterebbero sicuramente da conigli impotenti. Posto che a questo punto non sia la mia avvenenza fisica a destare un tale tripudio di ormoni, mi viene da pensare che taluni esemplari di sesso maschile vivano con l’irresistibile tentazione di ostentare la loro mascolinità con l’atteggiamento degno del più tordo e inutile dei primati sub-sahariani. E mi viene in mente chi dice che le donne che combattono per la dignità siano sciocche e insopportabili femministe con la paranoia di sentirsi inferiori. Non parlo di numeri, statistiche o terminologia legata al crimine violento.

Qua io riporto un fatto

A quanti uomini capita con frequenza disarmante di essere appellati sessualmente e incivilmente per strada? Quanti uomini ricevono foto intime in chat senza averle mai chieste? A quanti uomini tocca rispondere in malo modo a psicopatiche su Linkedin che prendono contatto con il solo scopo di provarci? Fischiare una donna in mezzo alla strada non è un complimento. È solamente un gesto fine a sé stesso. Perché se ci fosse un reale interesse, piuttosto che fischiare, l’uomo degno di essere chiamato tale si avvicina e approccia. Tutto il resto è misoginia. E chi continua a non vederla o a incolpare i media di ingigantire le cose, ha i paraocchi. Oppure utilizza gli stessi meschini, squallidi metodi di bassissima lega. Fatta questa doverosa premessa che mi attirerà una valanga di insulti, entriamo nel merito della riflessione di oggi e cerchiamo di capire cosa c’entri tutto ciò con i due personaggi politici di punta in questo strano momento storico.

Femminismo Donald Trump e Justin Trudeau

Justin Trudeau e Donald Trump: gli antipodi della leadership

Che ti piacciano l’uno o l’altro, qui non interessa. Procediamo con cautela su questo tragitto irto di luoghi comuni, cercando di non commettere scivoloni moralisti. Donald Trump è il Presidente più amato e odiato della storia contemporanea. La sua scalata alla Casa Bianca è stata senza ombra di dubbio la più riuscita e al tempo stesso la più inaspettata tra le campagne elettorali che si conoscano. Un budget limitato, la tendenza a generare il cosiddetto “buzz mondiale” tramite affermazioni pubbliche assurde ai limiti della decenza e l’utilizzo dei social in maniera spietata, secondo il dogma “bene-o-male-purché-ne-parlino”, hanno consentito al Presidente di ottenere la vittoria a scapito della democratica Hilary Clinton. La reazione della popolazione indignata dalle sue infelici affermazioni non si è fatta attendere, perché in milioni si sono catapultati in strada per gridare con orgoglio “Not My President”. Quella che più mi ha colpito, tra le risposte globali post-elezione, è stata la “Marcia delle Donne”. Non solo perché sono sensibile al tema (vedi premessa); ma anche perché tra le reazioni dei politici indignati, la più interessante è stata quella dell’attuale Primo Ministro Canadese Justin Trudeau.

Piccola parentesi sul presidente canadese più amato dalle donne

Il sociologo Joseph Nie, che ti consiglio caldamente di leggere se ami questi temi, ha teorizzato due tipologie di leadership. Le ha denominate “hard power” e “soft power”. Con la prima definizione si intende un tipo di leadership che utilizza la forza dell’autorità per ottenere obbedienza e rispetto. Questo modo di governare è basato sulla paura, sul senso di autorità e sull’utilizzo legale della forza di Stato. Nie sostiene che, con questo tipo di leadership, si possa ottenere una veloce obbedienza collettiva ma che il rischio di tradimento e di defezione sia parimenti molto elevato. A questo tipo di leadership possiamo abbinare Donald Trump. Dispotico, nazionalista, razzista e misogino (almeno rispetto alle idee che manifesta pubblicamente). Dal lato opposto, il soft power è quel tipo di leadership esercitato con la collaborazione, il dialogo e la continua ricerca di compromessi condivisi. Il soft power è stato spesso paragonato alla logica femminile, più propensa all’utilizzo delle maniere diplomatiche a causa di caratteristiche fisiche e genetiche. (Io riporto fedelmente i suoi studi, sebbene talune affermazioni siano da rivedere, a mio parere). Nell’esercito, così come nella vita pubblica, il soft power ha gradualmente esteso le sue potenzialità, mettendo alla gogna l’uso della forza e degli atteggiamenti autoritari di cui la comunità internazionale teme le degenerazioni autoritarie del ‘900.

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A questo tipo di potere, mi permetto di abbinare Justin Trudeau

Bello, bellissimo. Giovane pugile dai capelli folti e castani e dagli occhi penetranti, il Primo Ministro canadese ha twittato la sua rispetto alla “Marcia delle donne” scese nelle strade del mondo per gridare il proprio “NO” alla misoginia e alla mortificazione femminile secondo gli stereotipi del Presidente Trump. Non è una novità. Le affermazioni sessiste pronunciate da Trump fanno parte della sua strategia comunicativa, caratterizzata da semplificazioni estreme della realtà, costruzione di nemici immaginari, fermezza delle decisioni e affermazioni di dubbio gusto. Difatti, la perdente Clinton ha basato gran parte della sua campagna proprio sul maschilismo spregevole di Trump. In questo spot elettorale della Clinton, le frasi sessiste di Trump vengono riprodotte assieme a giovani bimbe e donne che si guardano allo specchio. La battaglia della Clinton ha fatto perno sull’archetipo della femminilità, della mamma e della famiglia come risposta alle pazzesche uscite sessiste del candidato opposto. E non ha funzionato. Ma Justin Trudeau, invece, ha preso la palla al balzo per rafforzare ulteriormente la sua soft leadership, intervenendo pubblicamente a favore delle donne scese in strada.

“You keep your government inspired”

Tradotta letteralmente questa frase rischia di perdere senso, ma più o meno intende comunicare alle persone che hanno marciato per le donne contro Trump, che il governo canadese si sente positivamente ispirato da questa manifestazione. Il Presidente Trudeau  ha approvato pubblicamente la marcia dato che partecipa emotivamente alla questione femminile, rinforzando ancora una volta la sua leadership e la sua popolarità tra i canadesi e tra i fan (tra cui me) di tutto il mondo. Vi è di più. Non è la prima volta che Trudeau si faccia amare incondizionatamente dal suo popolo. Forse avrai visto la sua performance più famosa, quella in cui è in grado di mantenere in equilibrio sulla sua mano il corpicino inerte di un neonato sotto gli occhi inteneriti dei novelli genitori. Avrai assistito alle sue danze spericolate, alle sue avances scherzose molto gradite dalla Regina Elisabetta. Oppure avrai sentito parlare delle sue esilaranti apparizioni nel piccolo e grande schermo. Ciò che piace, soprattutto alle donne, è la freschezza e la spontaneità (studiata a tavolino) del Presidente Trudeau. Le sue idee sono ultra-liberali, il suo atteggiamento è sempre ottimista, sorridente e benevolo. Ama indossare abiti comuni e scendere in strada insieme alle persone comuni. La sua leadership soft è l’esatto opposto di quella di Trump. Lui è il leader amato da tutti che ama tutto e tutti. E in un momento storico in cui le lotte delle donne si perdono tra i deliri complottistici di uomini rancorosi, mentre nel mondo lo stiramento del seno e l’infibulazione genitale sono pratiche tutt’altro che desuete, direi che il Primo Ministro Trudeau abbia scelto la migliore delle strade percorribili. Non credi? (…to be continued).

<a href="https://sopralerighe.it/author/s-ciuffetelli/" target="_self">Silvia Ciuffetelli</a>

Silvia Ciuffetelli

Copywriter e consulente di web marketing a tempo pieno. Aspirante giornalista politica. Fermamente convinta che le migliori idee nascano a pancia piena.

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