Facebook X Le arti marziali possono aiutarci a ritrovare la salute psicofisica. Scopriamo insieme perché e in cosa si differenziano da una semplice attività sportiva. Mens sana in corpore sano affermava il poeta Giovenale circa 19 secoli fa. E a ragione, poiché le numerose ricerche scientifiche concordano nel sostenere che una regolare pratica sportiva è […]
Le arti marziali possono aiutarci a ritrovare la salute psicofisica. Scopriamo insieme perché e in cosa si differenziano da una semplice attività sportiva.
Mens sana in corpore sano affermava il poeta Giovenale circa 19 secoli fa. E a ragione, poiché le numerose ricerche scientifiche concordano nel sostenere che una regolare pratica sportiva è essenziale per una vita sana e felice.
Le arti marziali sono solo uno sport?
Le arti marziali (Karate, Judo, Aikido, Kung Fu etc.), pur rientrando nella categoria degli sport, vanno ben al di là dell’esercizio fisico; piuttosto, sono discipline – con differenze più o meno marcate – che mirano al raggiungimento della salute psicofisica del praticante.
Laddove gli sport occidentali enfatizzano la competizione, le arti marziali sono impregnate di un sapere spirituale che punta all’autoconoscenza, all’osservazione del proprio sé, alla meditazione prima ancora che all’azione.
Un po’ di storia: le origini delle arti marziali
Partiamo dalla leggenda: un monaco indiano, chiamato Bodhidharma, tanti secoli fa, giunse al tempio di Shao Lin, in Cina, per insegnare la dottrina del Buddha.
Il suo metodo prevedeva lunghe ore di meditazione statica e, per questo motivo, Bodhidharma pensò bene di insegnare degli esercizi che servissero per sgranchire il corpo e per sviluppare le capacità di autodifesa dei praticanti che vivevano in un ambiente montano piuttosto ostile; così, nacque l’arte marziale dei monaci buddisti (i temibili shaolin) che pare sia alla base di tutte quelle successive.
Non sappiamo quanto ci sia di vero in questa leggenda. Tuttavia, il mito ci permette di capire quanto le arti marziali siano piuttosto una pratica filosofica e spirituale, in quanto legate al buddismo, al taoismo e al confucianesimo.
Ed è questa la differenza fondamentale con lo sport! Le arti marziali non puntano al semplice benessere, ma al perfezionamento morale e spirituale dell’uomo attraverso l’integrazione di cuore, mente e corpo.
Arti marziali e salute psicofisica
Studi scientifici hanno dimostrato che le arti marziali, a lungo termine, garantiscono ampi benefici psicofisici. Una pratica regolare, infatti, permette un incremento del tono muscolare e dell’elasticità articolare, un netto miglioramento delle funzioni cardiovascolari e una maggiore ossigenazione di sangue, cervello ed organi vitali.
Sul piano psicologico, abbiamo risultati ancor più sorprendenti. Lo psicologo e ricercatore Alessandro Mahony, ad esempio, ha accostato le arti marziali ad una pratica piscoterapica per il trattamento di disturbi nevrotici minori. Sul tatami, il morbido tappeto su cui ci si allena a piedi nudi, tutte le nostre insicurezze, ansie e difficoltà relazionali emergono, spesso in modo molto frustrante (lo dico per esperienza diretta di neopraticante).
Eppure, se non ci si arrende alle prime difficoltà, si possono davvero conseguire ottimi risultati: «La pratica delle arti marziali» – afferma Mahony – « favorisce un decremento dell’ostilità, della rabbia e della sensazione di vulnerabilità agli attacchi (…), un incremento dell’autoconfidenza, autostima e self-control».
Le arti marziali sono valide anche per la salute psicofisica dei bambini, soprattutto di quelli con scarse capacità di concentrazione ed autocontrollo che, in un ambiente controllato, imparano a gestire la propria aggressività e – soprattutto – a rispettare se stessi e il proprio “avversario”.
A tal proposito, mi piace salutarvi con le parole del pediatra e cintura nera di judo Marcello Bernardi: « Dal judo ho appreso la sincerità, l’armonia, la decisione, il coraggio, il rispetto».
Non sono forse questi i valori che abbiamo un po’ perso di vista?
Laureato al DAMS (Discipline d’Arte, Musica e Spettacolo), scrive di arte e cultura perché – parafrasando Dostoevskij – è profondamente convinto che la bellezza salverà il mondo. È appassionato di viaggi, culture straniere e dei nuovi stili di vita che uniscono tecnologia avanzata e sapere arcaico della Natura.