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Il secondary ticketing: cos’è e perché è una truffa

da | 25 Gen 2017 | Attualità | 0 commenti

Facebook X Springsteen, Coldpaly ed ora anche gli U2. Il secondary ticketing è una truffa alla luce del sole. E a farne le spese, come sempre, sono gli spettatori. Molti conosceranno quella sgradevole sensazione di tensione che accompagna l’acquisto di un biglietto per un concerto su Ticketone. Le ripetute attese in sala d’aspetto, l’inserimento di codici, […]

Springsteen, Coldpaly ed ora anche gli U2. Il secondary ticketing è una truffa alla luce del sole. E a farne le spese, come sempre, sono gli spettatori.

Molti conosceranno quella sgradevole sensazione di tensione che accompagna l’acquisto di un biglietto per un concerto su Ticketone.

Le ripetute attese in sala d’aspetto, l’inserimento di codici, finalmente puoi cliccare ma… il sistema ti comunica che il biglietto che cercavi, nel frattempo, è terminato.

Magari riprovi per vedere se sei più fortunato. Oppure, dopo vari tentativi falliti, in preda alla frustrazione, decidi di acquistarlo su un canale non ufficiale. Ed è lì che si annida la truffa del secondary ticketing.

Che cos’è il secondary ticketing?

Il termine anglosassone non deve trarci in inganno. Il secondary ticketing non è altro che una forma evoluta dello squallido bagarinaggio. Possiamo definirlo bagarinaggio 2.0, un fenomeno che non è solo italiano, ma internazionale.

Quando fallisce l’acquisto su un canale ufficiale, molti ricorrono a siti di “intermediazione” che teoricamente permettono di mettersi in contatto con privati disposti a vendere qualche ticket. Il problema è che le cifre lievitano in maniera esponenziale e, frequentemente, non stiamo acquistando da un semplice spettatore che non può più andare al concerto.

Ho fatto una ricerca in rete per le prossime date all’Olimpico degli U2 (15 e il 16 luglio), giusto per fare una prova. Ufficialmente i biglietti sono sold out. Eppure, se sei disposto a spendere, i biglietti li puoi comprare in pochi minuti. Le cifre? Dai 200 fino ai 1.500 euro!

Chi ci guadagna?

Secondo un’inchiesta delle Ienerelativa al concerto del prossimo luglio dei Coldplay, risulta che sono le stesse multinazionali dei live (nel caso in questione, Live Nation) a vendere quote consistenti di biglietti ai siti di secondary ticketing.

Questo mercato parallelo, gonfiando i prezzi a dismisura, consente un ritorno monetario stratosferico per le stesse multinazionali e per gli artisti interessati.

David Zard, storico promoter italiano di concerti internazionali (tra i tanti, il “Bad World Tour” italiano di Michael Jackson), ha dichiarato al Mattino: « Anche se tutti fanno finta di cadere dalle nuvole, il cosidetto secondary ticketing è organizzato a livello internazionale dai più grandi promoter musicali, che in questo modo sono riusciti quasi a monopolizzare il mercato perché garantiscono introiti enormi agli artisti che nessun altro riesce a garantire. Sono grandi multinazionali, con sedi fiscali non in Italia, che apparentemente non violano alcuna legge. Ma che di fatto organizzano una truffa legalizzata ai danni del pubblico (…)».

A questo punto, ogni appassionato di eventi live non può che sentirsi preso in giro da un sistema che con questa “passione” ci gioca e ci specula. In assenza di misure realmente efficaci per contrastarlo, forse l’unica cosa che si può fare in nome della musica è semplicemente evitare di comprare un biglietto a cifre esorbitanti.

Perché la musica non può essere per pochi. La musica è (e deve restare) per tutti.

 

<a href="https://sopralerighe.it/author/p-brancaccio/" target="_self">Pietro Brancaccio</a>

Pietro Brancaccio

Laureato al DAMS (Discipline d’Arte, Musica e Spettacolo), scrive di arte e cultura perché – parafrasando Dostoevskij – è profondamente convinto che la bellezza salverà il mondo. È appassionato di viaggi, culture straniere e dei nuovi stili di vita che uniscono tecnologia avanzata e sapere arcaico della Natura.

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