Facebook X Il Carnevale in Campania è molto più di una semplice festa: è un intreccio di tradizioni antiche, teatro popolare e riti simbolici che celebrano il ciclo della vita e della morte con toni ora festosi, ora grotteschi. Tra le sue manifestazioni più caratteristiche c’è la Morte di Carnevale, un rituale diffuso in molte […]
Il Carnevale in Campania è molto più di una semplice festa: è un intreccio di tradizioni antiche, teatro popolare e riti simbolici che celebrano il ciclo della vita e della morte con toni ora festosi, ora grotteschi. Tra le sue manifestazioni più caratteristiche c’è la Morte di Carnevale, un rituale diffuso in molte località campane che segna la fine dei giorni di baldoria e il ritorno all’ordine imposto dalla Quaresima.
Il Carnevale come rovesciamento dell’ordine
Nelle settimane che precedono il Martedì Grasso, il Carnevale in Campania si anima di sfilate, mascherate e canti satirici, spesso ispirati a figure della cultura popolare e della politica locale. Il momento culminante è però la cosiddetta Morte di Carnevale, una rappresentazione teatrale di origine contadina in cui il Carnevale viene impersonato come un personaggio reale, spesso un vecchio gaudente che ha vissuto di eccessi e piaceri.
La Morte di Carnevale: tra teatro e rito di passaggio
In molti paesi, come a Montemarano, Castelvetere sul Calore o Palma Campania, la fine del Carnevale è segnata da una vera e propria “cerimonia funebre” in cui il protagonista, spesso rappresentato da un fantoccio, viene processato, pianto e infine arso o sepolto. Si tratta di una parodia dei funerali reali, in cui si leggono testamenti burleschi, si piange teatralmente e si recitano lamenti esagerati, mentre la comunità assiste tra il riso e il dispiacere simbolico per la fine della festa.
Questo rito, seppur giocoso, porta con sé il tema della ciclicità del tempo: Carnevale muore per lasciare spazio alla Quaresima, ma il suo ritorno è garantito ogni anno, in una perenne alternanza tra disordine e disciplina, abbondanza e sacrificio.
Il Carnevale tra letteratura e cultura popolare
Questo elemento della tradizione campana ha trovato spazio anche nella letteratura. Basti pensare a Il resto di niente di Enzo Striano, in cui la Napoli settecentesca vive il Carnevale come un momento di festa sfrenata prima della tragedia storica. O ai racconti di Matilde Serao, che descrivono l’atmosfera carnevalesca tra il popolo napoletano, fatta di scherzi e canzoni pungenti.
Anche nelle opere teatrali di Eduardo De Filippo e in quelle di Raffaele Viviani, il Carnevale appare come un momento di sospensione della realtà quotidiana, in cui il popolo si prende gioco dei potenti e ribalta per qualche giorno le gerarchie sociali.
Oggi, nonostante il passare del tempo, il Carnevale tradizionale campano conserva il suo fascino, mescolando divertimento e malinconia, satira e rito. Perché, in fondo, la sua vera magia sta proprio nel ricordarci che ogni fine è solo un nuovo inizio.
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