
Le confessioni di Roberto Andò: il volto oscuro del potere
La trama
Le confessioni di Roberto Andò inizia con un uomo vestito di un candido saio diretto ad un resort di lusso in Germania. Di lì a poco avrà luogo un G8 dei ministri economici mondiali: si dovrà prendere una decisione che avrà gravi conseguenze per intere nazioni.
Ma cosa ci fa un monaco ad un summit? E perché assieme a lui vi sono una scrittrice di storie per bambini (Connie Nielsen) che richiama la Rowling di Harry Potter e un musicista (Johan Heldenbergh) con occhiali da sole, stile Bono degli U2?
Le cose si complicano quando al mattino viene trovato il cadavere di Daniel Roché (Daniel Auteuil), direttore del Fondo Monetario Internazionale. I sospetti convergono tutti sul certosino Alberto Salus (Toni Servillo): è stato lui, infatti, l’ultimo ad avere un lungo colloquio con Roché di cui nessuno sa nulla. Una confessione, appunto…
La politica delle cose semplici
Attraverso l’espediente del giallo hitchcockiano, il regista Roberto Andò mette in scena il ballo del potere di tecnocrati che hanno dimenticato cosa significa essere umani.
Il discorso è dichiaratamente politico e il quadro che ci viene mostrato è impietoso, seppur traslato su un piano surreale (“Il mondo è ingiusto. La democrazia è una menzogna. Nei parlamenti ci sono solo anime morte. I politici di oggi sono illusionisti, uomini d’affari” afferma Daniel Roché).
La bravura di Roberto Andò è di non fermarsi alla politica, ma di affrontare con coraggio tematiche esistenziali e morali. Padre Salus ha qualcosa da insegnare ai potenti e a tutti noi. Non a caso, come sottolinea Toni Servillo in un intervista, egli è un uomo integro (dal latino, salus= salute). I valori di cui è portatore sono la coscienza morale che l’economia/politica hanno smarrito, il silenzio e l’ascolto (in un’epoca dove ci parliamo addosso), l’essenza contro l’avidità e lo spreco. Ma anche il valore dell’ozio contro l’efficientismo a tutti i costi (“perdere tempo non ha mai fatto male a nessuno” recita, con un bel sorriso, Servillo).
Perché vedere Le confessioni di Roberto Andò
Si tratta di uno di quei rari film che cercano di interpretare la crisi morale e materiale in cui siamo immersi, proponendo un punto di vista altro rispetto al pensiero imperante. Abbiamo un gran bisogno di film così. L’interpretazione di Toni Servillo, inoltre, è credibile: in una parola, perfetta!
Perché non vedere Le confessioni di Roberto Andò
I tempi sono dilatati e lenti. Un po’ perché lo richiede il racconto ed un po’ per compiacimento stilistico (sembra di respirare atmosfere alla Sorrentino, pensiamo a Youth). Quindi, se siete facili allo sbadiglio, evitate. I personaggi (fatta eccezione per Salus e Rochè) danno l’impressione di non differenziarsi molto gli uni dagli altri. La coralità va un po’ a scapito della definizione dei caratteri e delle motivazioni degli stessi. Manca quasi del tutto quella bella ironia che avevamo apprezzato in Viva la libertà.