
Distopie reali: quando la narrativa anticipa il futuro
C’erano una volta dei libri che leggevamo come fantasie oscure, visioni esagerate di futuri impossibili. Oggi, invece, quelle pagine sembrano cronaca. Spaventosa, lucida, quasi profetica.
È stata inaugurata il 4 marzo la mostra antologica di Giovanni Boldini al Complesso del Vittoriano, Ala Brasini.
Ritrattista minuzioso, Giovanni Boldini è fra i più importanti interpreti della Belle Époque. L’esposizione romana comprende oltre 150 opere che rappresentano al meglio la produzione del pittore ferrarese.
A cura di Tiziano Panconi e Sergio Gaddi, la mostra di Boldini è suddivisa in quattro sezioni che attraversano le fasi del pittore, dagli inizi in Italia, passando per la Spagna fino alla Francia.
Le opere arrivano dai principali musei internazionali quali Musée d’Orsay di Parigi, l’Alte Nationalgalerie di Berlino, il Musée des Beaux-Arts di Marsiglia, gli Uffizi di Firenze, il Museo Giovanni Boldini di Ferrara e anche da prestigiose collezioni private. Tra le più famose, ricordiamo La tenda rossa (1904), Signora che legge (1875), Ritratto di signora in bianco (1889), Signora bruna in abito da sera (1892 ca.), Ritratto di Madame G. Blumenthal (1896).
Oltre alle opere di Boldini, la mostra conta anche 30 opere di artisti contemporanei all’artista, quali Cristiano Banti, Vittorio Matteo Corcos, Giuseppe De Nittis, Antonio de La Gandara, Paul-César Helleu, Telemaco Signorini, James Tissot, Ettore Tito, Federigo Zandomeneghi.
Tra le tante, potrete ammirare la tela dedicata a Donna Franca Florio, un capolavoro divenuto simbolo della Belle Époque. Ci vollero quasi vent’anni affinché venisse completato questo dipinto.
Giovanni Boldini è un genio. Lo è perché, come pochi, ha saputo immortalare l’anima delle donne. La loro fragilità e voluttà, la loro malinconia e il loro divertimento. Tutto rivestito da somma eleganza.
Tanti i volti femminili dal cui sguardo si può cogliere una gamma di storie. O si possono immaginare. Avranno avuto una relazione con Boldini? Saranno state gelose le une con le altre? Cosa rivelano quegli sguardi? Solo uno studioso e storico dell’arte potrebbe rispondere. Noi possiamo solo maliziosamente ipotizzare e fantasticare. Anche se non troppo.
Sebbene Giovanni Boldini non fosse un aitante uomo, in lui (o nella sua professione) c’era tanto fascino quanto carisma. Basso e rotondo, l’artista era ossessionato dalla bellezza. Ritraeva le donne più belle dell’alta società parigina e attraverso la pittura le rendeva ancora più affascinanti e splendide. E con molte (tante) ebbe una relazione o semplice flirt. Tra le curiosità che lo riguardano, c’è un matrimonio con una giovanissima giornalista, Emilia Cardona. Lei aveva 30 e lui 87 anni. L’artista la conobbe nel 1926, già ottantaquattrenne. Gli concesse un’intervista per la Gazzetta del popolo. Dopo qualche anno di convivenza, la Cardona divenne sua moglie nel 1929.
Corpetti e vestiti sontuosi dell’epoca, salotti e teatri. Fondamentali gli sguardi. Tutto questo e tanto altro sprigionano le opere di Boldini. Un fotografo della pittura, un avanguardista che fu capace di cogliere il senso e il gusto della frivolezza e al contempo raffinatezza, dell’eleganza e della sensualità della Belle Époque.
Essere una delle donne di Boldini. Uscendo dalla mostra, non si desidera altro. Una mostra questa che vi sedurrà.
La retrospettiva, che prosegue fino al 16 luglio, è organizzata e prodotta dal Gruppo Arthemisia in collaborazione con l’Assessorato alla Crescita culturale-Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale ed è curata da Tiziano Panconi e Sergio Gaddi.
C’erano una volta dei libri che leggevamo come fantasie oscure, visioni esagerate di futuri impossibili. Oggi, invece, quelle pagine sembrano cronaca. Spaventosa, lucida, quasi profetica.
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