Stasera in TV il 05/04/2022
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Quarta tappa per la rassegna cinematografica Maestri alla Reggia: ospite Paolo Genovese che ci svela la formula del suo incredibile successo.
Maestri alla Reggia è una scommessa su cui hanno puntato la Seconda Università di Napoli (SUN), la rivista Ciak, l’associazione Amici della Reggia e la produzione Cineventi. L’intento era quello di portare a Caserta alcuni tra i più grandi registi del panorama italiano.
Per parlare di cinema, certo, ma anche per affermare che il riscatto culturale può partire proprio da qui, da una provincia nota quasi esclusivamente per scandali, malapolitica e degrado.
In questo senso la scommessa è stata stravinta. In una Cappella Palatina mozzafiato, abbiamo conociuto mondi cinematografici tanto diversi quanto affascinanti: il dark fantasy di Matteo Garrone e del suo Racconto dei racconti, il cinema internazionale di Gabriele Muccino, il docufiction d’autore di Gianfranco Rosi con Fuocammare per approdare, mercoledì 27 aprile, alla commedia acre di Paolo Genovese.
Perfetti sconosciuti è un film che ha avuto un’ascesa inarrestabile mettendo d’accordo – cosa rara in Italia – critica e grande pubblico. Ad oggi si contano 16 milioni e mezzo di euro al botteghino, due David di Donatello (miglior film e miglior sceneggiatura) e il premio come miglior sceneggiatura straniera, pochi giorni fa, al Tribeca Film Festival di New York,
Paolo Genovese, intervistato dall’espertone di Ciak Claudio Masenza sulle ragioni di tanto successo, ha sottolineato l’importanza della sceneggiatura, che è alla base di ogni film di qualità. Eppure, lui, nel ruolo di Maestro, proprio non ci si ritrova:
“I Maestri del cinema italiano avevano veramente qualcosa da insegnare” afferma. “Erano più liberi, avevano un impegno politico più forte. Più che Maestro, io mi sento un artigiano del cinema”.
Le esigenze della produzione e del mercato sono importanti per il regista: “Il cinema si fa per il pubblico, non per se stessi. La trappola però è fare sempre ciò che il pubblico chiede. A me piace pensare che non bisogna sempre dare al pubblico ciò che già gli piace, ma anche qualcosa che potrebbe piacergli”.
Il film, racconta Paolo Genovese, nasce da una frase dello scrittore premio Nobel Gabriel Garcia Marquez: “Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata e una segreta”. Ed oggi, quale potrebbe essere lo strumento che cela la nostra vita segreta se non il cellulare? “Prima custodivamo i nostri segreti nella mente, nel cuore. Oggi li teniamo nei nostri smartphone” afferma il regista.
In Perfetti sconosciuti, per chi non lo avesse ancora visto, i protagonisti, amici da una vita, fanno un gioco folle: mettono sul tavolo i propri cellulari, rendendo pubblici i messaggi ricevuti. È chiaro che si tratta di un gioco al massacro che non risparmierà nessuno dei presenti (viene in mente Carnage di Roman Polański, ricordate?)
Ma perché questo film, al di là dei gusti personali, fa pensare e discutere? Claudio Masenza, con l’acume del critico navigato, ne dà un’ottima chiave di lettura affermando che “le ragioni di questo film vanno ricercate nel nostro inconscio, in quel timore che tutti abbiamo di non conoscere davvero, fino in fondo, le persone che amiamo”.
Uno dei pregi del film è sicuramente il cast che raccoglie 7 tra i migliori attori italiani del momento. Oltre ai soliti noti del genere come Marco Giallini, Giuseppe Battiston e Valerio Mastandrea, abbiamo anche Alba Rohrwacher, alla sua prima prova come attrice di commedia. “Era terrorizzata” – racconta Genovese – “pensava di non essere in grado di far ridere. Nella commedia, invece, non devi far ridere, ma creare immedesimazione. Non è un film comico dove ci sono le gag e i tempi da rispettare”.
Del resto, un film girato nelle poche stanze (e un terrazzo) di un unico ambiente rischiava di naufragare in una noiosa pièce teatrale, se non fosse stato sorretto da un’ottima prova attoriale.
Durante la serata, c’è stato spazio anche per alcune clip dei film preferiti dal regista: una carrellata che ci ha portati da Un borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli, alla commedia inglese di Full Monty, fino al romantico William Shakespeare’s Romeo + Juliet di Baz Luhrmann.
La commedia ha il pregio di poter trattare temi importanti con un tocco di leggerezza. Ma, secondo Genovese, “in Italia non è molto riconosciuta e premiata. All’estero, invece, film come La vita è bella e Mediterraneo hanno ricevuto l’Oscar“.
Il mio punto di vista è che la commedia italiana ha tanto da dire, al dì là della risata grassa alla Checco Zalone (definito da Genovese “più un personaggio che un attore”) e della sporadicità di film come Perfetti sconosciuti. La commedia è l’altra faccia del cinema d’autore: è osservare da un punto di vista altro. Qualcosa che, quando non punta soltanto alla pancia, ma alla mente e al cuore, fa luce su noi stessi e sul quotidiano in cui viviamo. Un quotidiano che spesso non riusciamo a decifrare, immersi come siamo nella frastuono della routine.
Ci avviciniamo alla conclusione di quest’avventura cinematografica. L’ultimo appuntamento è previsto per il 10 Maggio con Giuseppe Tornatore che sarà intervistato da Walter Veltroni, da sempre appassionato non solo di politica, ma anche della settima arte.
Come sempre noi di Sopralerighe saremo lì per voi.
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