
Distopie reali: quando la narrativa anticipa il futuro
C’erano una volta dei libri che leggevamo come fantasie oscure, visioni esagerate di futuri impossibili. Oggi, invece, quelle pagine sembrano cronaca. Spaventosa, lucida, quasi profetica.
Al Teatro Brancaccio di Roma è in scena La regina di Ghiaccio, il musical con Lorella Cuccarini ispirato alla Turandot di Giacomo Puccini. Ideato e diretto da Maurizio Colombi che arriva con un altro musical dopo il successo di Rapunzel e Peter Pan.
La regina di Ghiaccio racconta di Turandot, una regina crudele, vittima di un incantesimo che vive a Pechino. Nel suo regno, gli uomini sono costretti ad indossare una maschera affinché non venga incrociato il suo sguardo. Circondata da tre streghe, Turandot propone tre enigmi a chi chiede la sua mano. Dopo 12 pretendenti che hanno letteralmente perso la testa, si presenta il principe Calaf, interpretato da Pietro Pignatelli che riuscirà a sciogliere il cuore di ghiaccio della regina.
Non è un racconto semplice. Pensando all’opera lirica incompiuta per la prematura scomparsa di Puccini, Maurizio Colombi ha costruito un adattamento in chiave musical, dai toni pop e incursioni comiche. Ha inserito personaggi inediti come Tormenta, Gelida e Nebbia, le tre streghe che hanno fatto l’incantesimo; i consiglieri dell’imperatore Ping, Pong e Pang, l’albero parlante, la Dea della Luna Changé, il Dio del Sole Yao. Nel cast artistico anche venti performer tra attori, cantanti, ballerini e acrobati.
Non fatevi ingannare dal titolo. La regina di Ghiaccio non ha a che vedere con Frozen della Disney. Ma sicuramente è un musical adatto ai bambini accompagnati dai genitori. Il messaggio è chiaro: l’amore può tutto, anche sconfiggere un maleficio.
Gli effetti speciali sono davvero notevoli, come i costumi, sontuosi ed elegantissimi. La rivisitazione pop della favola piace perché alleggerisce i toni del lirismo legato all’opera del compositore. Però ci sono degli elementi che fanno storcere un po’ il naso come l’enfasi gestuale ridondante delle tre megere. Bravissime dal punto di vista canoro, ma la loro presenza scenica risulta esageratamente artefatta e pleonastica.
Menzione speciale per le scenografie sorprendenti a cura di Alessandro Chiti, insieme alle luci realizzate da Alessio De Simone e a Rita Pivano per le coreografie. Elementi questi che hanno messo in risalto al massimo l’intero show.
E poi lei. Lorella Cuccarini, splendida e in ottima forma, era in perfetta sintonia e a suo agio sul palcoscenico in un ruolo non semplice da interpretare. Tuttavia, la scena della decapitazione aveva un non so ché di trash. La showgirl ha ricordato una delle muse di Taratino in un film volutamente di serie b. La scena era drammatica, eppure ha suscitato ilarità.
Con 30 minuti di pausa (che non incide sul giudizio dello spettacolo) La regina di Ghiaccio è un musical che piacerà a molti, ma non a tutti. Insomma, bello, ma con riserva.
I biglietti sono ancora disponibili su TicketOne.
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