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Il visionario artista spagnolo Salvador Dalì non negò mai, anzi celebrò spesso il fondamentale contributo dei “Grandi Maestri” nella sua produzione artistica. Una mostra a Palazzo Blu a Pisa celebra quest’aspetto della sua arte, in particolare con l’opera di Michelangelo. Fino al 5 febbraio 2017.
“Dipingete come i Maestri: sarete sempre rispettati!” soleva dire Salvador Dalì. Personaggio eccentrico e visionario dell’arte del Novecento, importante rappresentante e interprete del Surrealismo, nella sua lunga carriera e vastissima produzione ebbe sempre molteplici spunti di ispirazione. Tra i tanti che lo appassionarono, la mostra a Palazzo Blu a Pisa “Dalì. Il sogno del Classico” privilegia il suo interesse per il Rinascimento, in particolare Michelangelo. La mostra pone l’attenzione proprio su alcuni cicli di opere che portarono l’artista a confrontarsi col grande Maestro rinascimentale.
Visitabile con l’ausilio di un’audioguida compresa nel biglietto, la mostra affronta tre filoni della produzione di Dalì: una serie di disegni per la Divina Commedia, una serie commissionatagli nel 1945 per la biografia di Benvenuto Cellini, e alcune grandi opere che sono vere e proprie reinterpretazioni di capolavori di Michelangelo sia di scultura che di pittura, realizzate dall’artista in tarda età, quando ormai la sua riflessione sull’arte può dirsi matura e compiuta.
Un intervento minimo ma dirompente sul classico: questa è l’intenzione di Dalì e l’effetto è notevole. Se nei bozzetti della Divina Commedia si notano già alcuni prestiti dall’arte rinascimentale, come le muscolature di certi personaggi che riprendono i nudi michelangioleschi, è nelle opere della produzione tarda che la riflessione sul modello classico emerge con maggior vigore.
Così Eco Geologica, dalla Pietà di Michelangelo, è una tela coloratissima, dai toni quasi fluo, che contrasta col candore del marmo dell’originale michelangiolesco e mette in mostra tutto il dolore della Madre per il Figlio che si riflette nel paesaggio sullo sfondo; il Mosé del Buonarroti, dalla tomba di Giulio II, esprime nella reinterpretazione di Dalì tutta l’energia della rabbia del profeta per la disobbedienza del Popolo degli Ebrei, ed è più simile ad un terribile Zeus tonante che ad un personaggio biblico. Il Guerriero, o Los Embozados, dalla tomba di Lorenzo De Medici mantiene la monumentalità del marmo, la posa pensosa, ma dagli occhi spuntano due volti che contribuiscono a dare alla figura una certa inquietudine meditabonda. Michelangelo trae spunto anche dalle sculture delle Cappelle Medicee realizzate dal Maestro rinascimentale, e dall’Adamo della Cappella Sistina.
Le opere sono prestate dalle due più grandi istituzioni internazionali dedicate a Dalì, il Museo Fundación Gala-Salvador Dalì di Figueres e il DalìMuseum di St. Petersburg in Florida, e dai Musei Vaticani.
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