
Distopie reali: quando la narrativa anticipa il futuro
C’erano una volta dei libri che leggevamo come fantasie oscure, visioni esagerate di futuri impossibili. Oggi, invece, quelle pagine sembrano cronaca. Spaventosa, lucida, quasi profetica.
Lo studio della cultura Americana è complesso, variegato e talvolta indecifrabile, questo non ha modelli di riferimento perché nasce già in un’età avanzata zeppa di tecnologia in una terra ancora vergine. L’evoluzione esponenziale degli USA non va presa come riferimento assoluto, il loro medioevo non è mai esistito ed è, forse, alle porte.
Trump è argomento ormai di gossip: inarrestabile fenomeno mediatico. Proprio sui media si basa la sua vittoria con un unico dictat essere sempre al centro della scena nel bene ma soprattutto nel male. L’uomo forte non è la chiave della vittoria, le radici sono nel disagio sociale, nella costante incertezza del futuro e nel post benessere degli anni ’80/90.
Gli aspetti forse più importanti sono gli ormai diffusi modelli educativi, non basati più sulla ricerca e sullo studio individuale ma, bensì, sulla continua somministrazione di informazioni che tendono a diluire il pensiero individuale.
Le piazze americane si sono riempite di persone che manifestano i diritti di una società a dir poco multietnica (qui si modello di integrazione).
Come è possibile che diventi presidente USA una persona che sul piano antropologico è agli antipodi e nello stesso tempo le piazze si riempiano massicciamente per protesta?
Ed è proprio qui che entrano in gioco i media e la velocità di cambiamento del pensiero individuale americano non fondato su solide basi politiche individuali ma su un miscuglio di sentimenti, rancori e paura su cui si è speculato a priori. L’americano è quindi sia il buono che il perduto, non si può non prendere atto che comunque è una società che nei momenti di difficoltà faccia fede al proprio patriottismo e ai suoi valori di libertà.
Identificato come vero messicano, straniero, terrorista o qualsiasi nemico pubblico. Una delle politiche più di sinistra sull’immigrazione è il banale insulto: “tanto fanno lavori che nessuno vuole fare”. Non c’è offesa peggiore.
L’immigrato non fa lavori che nessuno vuole fare, viene sfruttato per lavorare al minor prezzo. Il problema del movimento globale di flussi migratori è rappresentato solo dalle opportunità che il caporalato offre, una mancanza di controlli (che è comodo a tutti) e una totale assenza di specializzazione dei settori che sono alla base di qualsiasi società. Il terrorismo è un capitolo a parte non liquidabile così con un semplice altolà allo straniero, frutto di personalità borderline che ormai utilizzano questioni religiose-politiche ai fini di stragi e vantaggi economici, che affondano le loro radici nella politica “estera-fredda” americana.
Identificato globalmente come l’uomo dal pugno di ferro, capace di erigere muri kilometrici, anzi di molte miglia, come se bastasse un muro, noi abbiamo un mare e non serve a molto. Grandissimo investitore, scarsissimo imprenditore: non ha mai condotto un attività in prima persona al successo, quando l’ha fatto ha rischiato di perdere tutto, il che la dice molto lunga. Una incognita sarà la sua gestione, un abile dilettante fa il suo ingresso come uno degli uomini più potenti al mondo. Già in difficolta per il suo Muslim ban con la Corte Federale a cui sicuramente darà la colpa, sta progressivamente sostituendo le poltrone statunitensi con suoi asservitori.
In conclusione l’appena nato protezionismo rischia di intaccare pesantemente il futuro degli USA, le holding si schierano contro Trump e non solo per idee politiche: c’è sicuramente un bilancio avranno fatto sui vantaggi di perdere parte dei consumatori americani pro Trump e perdere parte dei consumi esteri indignati dall’America di oggi. Penso che nessuno possa dire con certezza cosa riserverà il futuro agli Stati Uniti D’America c’è però un sonetto scritto da Emma Lazarus sul simbolo che è alla base degli USA: la Statua Della Libertà, che recita:
<<Tenetevi, o antiche terre, la vostra vana pompa – grida essa [la statua] con le silenti labbra – Datemi i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi, i rifiuti miserabili delle vostre coste affollate. Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi dalle tempeste e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata.>>
C’erano una volta dei libri che leggevamo come fantasie oscure, visioni esagerate di futuri impossibili. Oggi, invece, quelle pagine sembrano cronaca. Spaventosa, lucida, quasi profetica.
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